Emanuele Filiberto detto Testa di Ferro
Nacque a Chambéry l’8 luglio 1528, secondogenito di Carlo II. Da principio era destinato alla carriera ecclesiastica, tanto da essere soprannominato “il Cardinalino”, ma con la morte prematura del fratello maggiore, in previsione della successione venne indirizzato allo studio delle lettere e delle armi: la sua vera vocazione di condottiero e uomo di stato iniziò così a prender forma.
All’età di 17 anni nel 1545, il padre lo mandò a servizio dell’Imperatore Carlo V. Mossa felice, perché il giovanissimo Principe si fece subito notare come sagace e valoroso guerriero. Nel 1553, anno in cui ereditò il titolo ducale, era già a capo dell’intero esercito.
Dopo alcune campagne vittoriose, il giorno di S. Lorenzo del 1557 sbaragliò l’esercito francese del Montmorency a San Quintino. Ne seguì nel 1559 la pace di Cateau-Cambresis, che restituì ad Emanuele Filiberto quasi tutti i suoi domini, meno alcune piazze trattenute dal francesi, la cui restituzione al Duca era subordinata alla nascita di un erede.
Gli era stata data come sposa Margherita di Valois, figlia di Francesco I, non più giovanissima. Se il matrimonio fosse risultato sterile la Francia avrebbe potuto impadronirsi del Ducato. Ma nel 1562 la Duchessa partorì il loro unico figlio, Carlo Emanuele, e il Duca poté rientrare in possesso di tutte le piazze.
Finalmente Emanuele Filiberto poté intraprendere l’opera di ricostruzione e di modernizzazione dello Stato. Trasportò la capitale a Torino, che munì della poderosa Cittadella e vi trasferì la Sacra Sindone, con il pretesto di abbreviare il viaggio del Card. Borromeo, che si recava a Chambéry per venerarla. Creò a Mondovì l’Università, unificò la moneta, riformò il fisco, dando grande impulso all’economia, favorì l’introduzione di nuove arti, si occupò dello sviluppo dell’agricoltura, modernizzò tutte le istituzioni dello Stato, a cominciare dalla giustizia. Memore del passato, soppresse gli Stati Generali.
Una piccola flotta sabauda partecipò alla battaglia di Lepanto. Nel 1572 Papa Gregorio XIII unificò gli Ordini di San Maurizio e di San Lazzaro affidandone in perpetuo il Gran Magistero ad Emanuele Filiberto ed ai suoi discendenti.
Emanuele Filiberto morì a Torino il 30 agosto 1580, salutato come il secondo fondatore della Dinastia. È sepolto a Torino, nella Cappella della Sindone.
Nel 1838 ad opera dello scultore Carlo Marochetti, venne collocato nel centro di Piazza San Carlo, quello che i torinesi chiamano “Cavàl ‘d Brons”, monumento equestre dedicato al Principe Emanuele Filiberto.